giovedì 19 febbraio 2009

Antitesi: laicità vs. autoreferenzialità

La laicità non è un principio astratto: è un modo molto concreto ed attento dell’essere politico e del “fare politica”, è ciò che dà senso compiuto al termine democrazia.

Oggi si manifesta in piazza per la laicità e la democrazia, ma fino a ieri per questo tema vi è stata da parte delle forze politiche che intendono porsi in difesa (anche) di questo principio distrazione e sufficienza, e da parte delle aggregazioni sociali che all’area laica in senso lato fanno riferimento, frammentazione, personalismi e incapacità di dialogo.

Chi è laico lo è sempre, e sempre manifesta tolleranza, apertura, disponibilità verso chi non conosce, chi è diverso, chi è minoritario.
Chi è laico concretizza questa sua scelta in ogni circostanza dell’agire politico e mantiene questo “stile” sempre, ovunque e con chiunque, nelle istituzioni e nella vita civile.

Molte di quelle persone che oggi rivendicano laicità per lo Stato e le leggi, praticano l’antitesi della laicità che è l’autoreferenzialità.
Un male che si continua ostinatamente a mostrare, che è stato la principale causa della pesante sconfitta dei movimenti democratici in tutto il paese, come prima caratteristica negativa di una politica provinciale e meschina.
Una scelta di fondo di un’intera area intellettuale e della correlata classe politica, molto spesso in realtà succubi e prone rispetto al potere espresso dagli ambiti confessionali oggi criticati.

Non si può che condividere ed approvare la pubblica e diffusa richiesta di laicità delle istituzioni e delle norme che regolano la nostra vita, ma non si può riconoscere legittimazione a chi rispetto
a questa posizione fino ad oggi non ha dimostrato, con fatti compiuti volontà di esposizione sociale e politica.

Molte di queste persone, che da decenni si interrogano retoricamente sull’insuccesso e sulla scarsa presa della cultura laica nel nostro Paese, oggi che questo "essenziale problema" della democrazia italiana malgrado tutto è salito alla ribalta delle cronache, vorranno salire in cattedra per dirci cos’è la laicità, continuando a non ricevere sostanziale e diffuso ascolto.

I cittadini liberi e laici, quanti essi siano non ha alcuna importanza, osservano, compostamente giudicano e sanno riconoscere nelle prassi e nelle azioni quotidiane il tasso di
democratica autenticità e di laicità delle rappresentanze che tali vorrebbero essere.

L’autorevolezza e la rappresentatività sono insite nell’agire.
L’agire è sociale e politico, non accademico.

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