mercoledì 5 agosto 2009

Michele Ainis: la democrazia zoppa d’Italia

Ancora qualche giorno, poi il Parlamento andrà in vacanza. Ma in realtà le vacanze dei parlamentari durano dall’avvio della legislatura.
Anzi: i nostri rappresentanti non sono in ferie, sono già in pensione.
Pensionamento anticipato, come succede nelle aziende in crisi.
Perché le due Camere hanno ormai una funzione puramente ornamentale.
Non dettano più l’agenda del Paese, semmai la scrivono sotto dettatura.
I dati sono fin troppo eloquenti.
Per esempio quelli diffusi il mese scorso dall’Osservatorio civico sul Parlamento italiano.
(http://www.radioradicale.it/files/active/0/CamereAperte.pdf)
Su 4.016 proposte legislative depositate alla Camera e al Senato, soltanto 68 si sono trasformate in legge.
Neanche poche, giacché fra i nostri guai c’è il gran numero di leggi e di leggine che abbiamo sul groppone. Ma il guaio maggiore dipende dalla circostanza che fra queste 68 leggi, 61 sono nate su iniziativa del governo: il 90%.

Dunque l’officina del diritto ha traslocato, il suo nuovo indirizzo è a palazzo Chigi.

Per conseguenza i parlamentari della maggioranza sono i più assidui nelle votazioni (83% di presenze), quando c’è da mettere un timbro sugli ordini del Capo; diventano altrettanti desaparecidos se si tratta di prendere parola in aula, o d’imbastire a propria volta qualche iniziativa (il Pdl ha il più basso grado d’efficienza: 2,01 in una scala da 0 a 10).
Ma in generale solo 24 onorevoli su un migliaio lavorano a pieno ritmo. Colpa loro? Forse. Ma sta di fatto che in Parlamento non c’è più lavoro. Perfino il sindacato ispettivo sul governo è via via sfumato come un ricordo dell’infanzia, se è vero che attualmente sono appena 2 le commissioni bicamerali d’inchiesta: quella sulla mafia e quella sui rifiuti.

L’asservimento delle Camere al governo dipende da tre cause.

Una originaria: la legge elettorale, che ha trasformato gli eletti in nominati, privandoli d’indipendenza e dignità.

Due successive: l’abuso dei decreti legge e dei voti di fiducia. I primi sono ormai una quarantina in questo scorcio di legislatura, benché i costituenti ne avessero immaginato l’adozione soltanto dopo un terremoto.

Quanto alle fiducie, fin qui ne abbiamo contate 23, per lo più imposte dall’esecutivo durante la conversione dei decreti, com’è appena accaduto sul decreto anticrisi.

Una tenaglia perfetta, stretta alla gola delle assemblee parlamentari in nome dell’urgenza.

Ma che cos’è la questione di fiducia?
Uno strumento estraneo alla Costituzione
, che però il governo sfodera come una sorta di ricatto: o fai come ti dico o tutti a casa.
Sicché i parlamentari non votano più misure normative, bensì continue dichiarazioni d’amore verso la carovana dei ministri.
Hai fiducia, mi vuoi bene? Dimmelo di nuovo, dimmelo una volta a settimana.

Tutto questo sarebbe perfino ridicolo, se non fosse viceversa tragico.

In primo luogo perché la smobilitazione delle Camere implica uno sfratto per l’opposizione, dato che quest’ultima ha casa proprio lì, non certo nelle stanze dell’esecutivo.
Quando si chiede alle minoranze di collaborare, o almeno d’evitare grida e strepiti, bisognerebbe almeno dire dove si trovi la sede del confronto, quale edificio abbia rimpiazzato il Parlamento.
In secondo luogo perché il nuovo andazzo nega l’attributo basilare delle democrazie: il principio di pubblicità. Le discussioni parlamentari sono per definizione pubbliche, ma chi mai viene a sapere quale mano ha scritto il decreto del governo o il maxiemendamento? E chi potrà appurare di quali occulte trattative siano figli questi testi? In terzo luogo – e soprattutto – perché l’eclissi delle Camere ci restituisce un sistema sbilanciato, dove il potere non ha contropoteri, dove la separazione cara al vecchio Montesquieu gira in subordinazione, in accentramento verticale del comando.
No, non c’è da rallegrarsi del nuovo abito che indossano le nostre istituzioni.
In quest’ultimo anno è andata in crisi la democrazia rappresentativa, ma altresì quella diretta, dopo il fiasco del referendum elettorale, con un misero 23 per cento di votanti.

Significa che la democrazia italiana è zoppa di ambedue le gambe.

O chiamiamo di corsa un ortopedico, o altrimenti dovremo rassegnarci alla sedia a rotelle.

Michele Ainis

(Fonte “La Stampa” 31 luglio 2009)

venerdì 31 luglio 2009

Micromega: ora l'apologia di Marino

Caro Paolo,

prima con i "senza partito" (Camilleri ).. Di Pietro

ora con "i laici" (Odifreddi) .. Marino

aspettiamo sulla spiaggia che la barca scelga la rotta e alla fine .. approdi.


Vedi: http://temi.repubblica.it/micromega-online/

mercoledì 29 luglio 2009

Iniziativa vaticana: Caritas in Veritate

Una attenta riflessione su questo importante documento
vaticano; sulle sue (immediate) conseguenze ed applicazioni nelle strutture socio-politiche ed economiche italiane.


Testo del discorso di Bertone in Senato (biblioteca) del 28 luglio 2009
http://www.senato.it/notizie/8766/163120/173780/175026/175034/175129/genpagina.htm


Il testo della enciclica Caritas in Veritate
http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/encyclicals/documents/hf_ben-xvi_enc_20090629_caritas-in-veritate_it.html

sabato 25 luglio 2009

Dice Ignazio Marino ...

L’Italia è fatta …

di comunità locali coese, di coraggio quotidiano e di capacità solidale, offuscati da una narrazione in cui prevale un modello caratterizzato dall’individualismo clientelare, dalla furbizia cinica, che finisce per svuotare sistematicamente il senso civico nazionale.

Uno Stato democratico non impone alcuna scelta individuale, ma difende ogni religione, ogni credo, ogni opinione politica, ideologica o la loro assenza, nei limiti in cui esse non contrastino con i principi di uguaglianza sostanziale e inclusiva della democrazia.

(Fonte: http://www.glaux.it/marino/2009/07/23/intro/)


L’Italia ha bisogno di un Partito …

laico .

che abbia a cuore i diritti di tutti.

che sappia denunciare le cose che non vanno, le ingiustizie, i soprusi.

che rispetti le minoranze e le diverse sensibilità che ne fanno parte, avviando un dibattito aperto, non pregiudiziale, inclusivo e responsabile.

che sia strutturato perché partecipato.

che parli la lingua delle persone e che si faccia capire, che bandisca le formule astruse e il gergo della politica.

che riparta dalle persone. Dalla qualità e dai bisogni delle loro vite, e anche dalle loro attese e speranze.

che sappia coniugare strumenti moderni e antiche modalità di relazione, che sappia rinnovare un messaggio di coinvolgimento, di partecipazione, di apertura alla società. Un partito che non sia centralista né autoreferenziale.

che si qualifichi non solo per la coerenza con alcuni principi fondamentali, ma per le risposte che sa offrire ai cittadini, rispetto alla loro vita quotidiana e alle esigenze che più sentono.

(Fonte: http://www.glaux.it/marino/2009/07/23/partito-e-democratico/)


E poi in Italia ci vuole…

Apertura

Coraggio

Merito

Protezione

Libertà

(Fonte: http://www.glaux.it/marino/2009/07/23/il-nostro-futuro/)

giovedì 9 luglio 2009

Michels (1909): la attuale legge dell’oligarchia

Quanto più si estende e si ramifica l’apparato ufficiale di un partito,
quanto maggiore è il numero dei membri di questo apparato e le posizioni acquisite,
quanto più si riempiono le sue casse con finanziamenti pubblici e privati,
quanto più aumenta nei media la presenza delle figure di vertice,
tanto più si riduce il potere popolare sostituito dall’onnipotenza degli apparati dei "salotti"
e delle commissioni.

Gli ex cittadini – ora divenuti casta politica - si appropriano di una routine che li fa ascendere sempre più al di sopra dei loro mandanti, così che infine perdono il senso della comunità e di comunanza con i soggetti e i gruppi sociali che li hanno espressi .

Ne deriva una sostanziale differenza di interessi e di classe tra i capi politici (…) ed i gregari cittadini, elettori e sostenitori.

Senza distinzioni di schieramento, con una sostituzione dei fini originari l’organizzazione partito e la rappresentanza istituzionale che ne deriva (occupazione) diventa da mezzo a scopo e infine scopo esclusivo ed assoluto.

mercoledì 8 luglio 2009

Passate le elezioni .. riflessioni estive

Caro GP,

ricordando la nascita della Lega e di Forza Italia …
in questi ambienti, oggi straripanti di potere, passati tutti questi anni e cambiati in modo radicale i rapporti di forza, una cosa è rimasta – e nessuno pare rendersene conto – la loro fragilità tecnica, politica e umana.
Semplicemente, nell'interesse di chi governa realmente la città, si domina la comunicazione e lo "spettacolo".

Il fatto è che “dall’altra parte” - ammesso che esista un’altra parte - abbiamo supponenza intellettuale, autoreferenzialità, non tanto politica, ma, quel che è peggio, sociale e culturale.
In altre parole distacco dalla realtà ed incompetenza nella gestione delle prassi.
No comunicazione (quella vera), no organizzazione, no formazione, tanto per restare al mezzo.
No consapevolezza della complessità dei vissuti per quanto riguarda gli scenari e quindi per la focalizzazione dei temi e dei fini.

Ma forse questa capitolazione non è casuale e nemmeno tanto disinteressata.

m.s.

Nicola Tranfaglia: una (significativa) storia "sinistra"

Ho esitato qualche giorno a raccontare ai miei lettori la piccola e triste storia che ha avuto come protagonisti due noti dirigenti della sinistra radicale: Oliviero Diliberto e Marco Rizzo.

Sono stato amico di entrambi ma con Diliberto ho cessato ogni rapporto dopo che l'attuale segretario dei comunisti italiani mi ha criticato così duramente per aver io definito la Cuba di Castro "una dittatura" e deciso per questa ragione di candidarmi nell'aprile 2008 in un collegio impossibile come il Senato nel Veneto.
Con Marco Rizzo, invece, ho sempre discusso animatamente ma sia io che lui ci stimiamo e riusciamo a dialogare malgrado le nostre divergenze politiche.
Rizzo insomma ha sempre accettato che io non sia mai stato comunista e non ambisca a diventarlo e che, malgrado ciò, io mi senta un uomo e uno storico di sinistra.
Le cose alla fine sono andate così.
Marco Rizzo è stato espulso dal PDCI per aver criticato, in una riunione della direzione del partito, il segretario perché Diliberto ha partecipato molte volte a pubbliche manifestazioni con Giancarlo Elia Valori, noto imprenditore e dirigente di imprese che fu trovato tra gli iscritti alla P2 (tessera 203 della loggia coperta, indagato di recente da Luigi De Magistris nell'istruttoria Why Not) all'inizio degli anni ottanta e che non ha mai spiegato quella iscrizione.
Ora è indubbio che l'amicizia con i massoni poco si conviene a un dirigente della sinistra nel nostro paese ma se si aggiunge che la P2 guidata da Licio Gelli aveva al suo interno importanti personaggi della destra che ci governa a cominciare dall'attuale presidente del Consiglio Silvio Berlusconi la cosa è del tutto inaccettabile sul piano morale e politico. Diliberto ha querelato Rizzo per l'accusa e saranno alla fine i giudici a decidere chi ha ragione. Ma resta il fatto che l'accusa di Rizzo è documentata pubblicamente e che il segretario del PDCI non ha giustificazioni, a me pare, per quella sua incomprensibile amicizia. A meno che si voglia dividere la vita pubblica da quella privata come tenta di fare da tempo proprio Silvio Berlusconi.

( da http://www.nicolatranfaglia.com/blog/2009/07/05/una-storia-sinistra di Nicola Tranfaglia)

lunedì 6 luglio 2009

La mitica Seracchiani .. per un PD laico

6 luglio afoso, ore 18.30,
puntuale Debora Serracchiani alla festa del PD di Verona.

Domande del giornalista locale.

Tra le risposte:
"il PD è un partito laico, al congresso deve affrontare innanzitutto la questione laica"

Chi vivrà vedrà.
(???)


Per richieste sugli sviluppi del tema:

segreteria@serracchiani.eu

venerdì 5 giugno 2009

Massimo Teodori: il 7 giugno mi astengo

Non posso votare Berlusconi perché è mille miglia lontano dai miei valori ideali e politici, dalla mia cultura e dal mio senso del diritto e dello Stato.

Non posso votare il Partito democratico che non mi dà alcun affidamento per un sano riformismo laico e liberale.

Non posso votare Casini perché la sua rincorsa clericale non è neppure degna della tradizione della balena bianca.

Non possono votare Di Pietro perché detesto il giustizialismo, il populismo e la demagogia.

Non posso votare la Lega perché non ho nulla a che fare con il localismo e l’etnofobia.

Non posso votare le destre che mi sono congenialmente estranee.

Non posso votare “Sinistra e libertà” e i Comunisti perché avverso le tendenze che hanno impedito la nascita di una sinistra riformatrice in Italia.

Non posso votare i pannelliani perché il culto della personalità e il vittimismo sono la caricatura del radicalismo laico e liberale.

E non mi posso neppure turare il naso, come aveva detto Salvemini nel 1953 ancor prima di Montanelli, perché ho un gran raffreddore, e resterei soffocato.

Quindi mi asterrò.
Conosco il disvalore dell’astensione.
Ma la mia non è un’indicazione politica: è solo la fedeltà alla mia coscienza.

mercoledì 3 giugno 2009

Elezioni giugno 2009: la scelta o l'astensione ?

Guardarsi dall'universo di candidati paraculati e da tutti i piccoli e grandi, giovani e vecchi, tamarri della politica .

La scelta di un simbolo: dietro a quella piccola grafica, senza distinzioni di schieramento, quasi sempre una "banda" di arraffatori in cerca di privilegi, assolutamente disinteressati alla tua vita ed a quella della comunità.

Scrivere un nome: un piccolo gesto, ma una gratuita ed ingiustificata legittimazione a chi nella stragrande maggioranza dei casi non la merita affatto .

E' il caso di riffletterci ...


Come gli altri presidenti di seggio nella città, questo della sezione elettorale numero quattordici aveva chiara coscienza che stava vivendo un momento storico (…) quando avanti nella serata (…) infine i membri del seggio ed i rappresentanti di lista, estenuati ed affamati, si ritrovarono davanti alla montagna di schede che erano state rovesciate fuori dalle urne (…) la grandiosità del compito che avevano davanti li fece rabbrividire di un’emozione che non esiteremo a definire epica, o eroica, come sei i mani della patria, redivivi, si fossero magicamente materializzati in quei fogli di carta. Uno era della moglie del presidente.
Era venuta spinta da un impuso che l'aveva costretta ad uscire dal cinema (…)
Era passata la mezzanotte quando lo scrutinio terminò. I voti validi non arrivavano al venticinque per cento, distribuiti fra il partito di destra (…) il partito di mezzo (…) e il partito di sinistra. Pochissimi i voti nulli, pochissime le astensioni.
Tutte le altre schede, più del settanta per cento del totale, erano bianche.

(José Saramago, Saggio sulla lucidità, Einaudi 2004)

lunedì 25 maggio 2009

Moni Ovadia: se voi foste ...

Se foste un “non padano”, quella di S. non vi apparirebbe come la sortita delirante di un imbecille da ridicolizzare.
(…)

Se foste un politico che ritiene il proprio impegno un servizio ai cittadini, fareste un’opposizione senza quartire ad un governo autoritario, xenofobo, razzista, vigliacco e malvagio.

Se foste un uomo di sinistra, di qualsiasi sinistra, non vi balocchereste con questioni di lana caprina od orgogli identitari di natura narcisistica e vi dedichereste anima e corpo a combattere le ingiustizie.

Se foste veri cristiani, rifiutereste di vedere rappresentati i valori della famiglia da notori puttanieri pluridivorziati ingozzati e corrotti dalla peggior ipocrisia.

Se foste italiani decenti, rifiutereste di vedere il vostro bel paese avvitarsi intorno al priapismo mentale impotente di un omino ridicolo gasato da un ego ipertrofico.

Se foste padri, madri, nonne e nonni che hanno cura per la vita dei loro figli e nipoti, non vendereste il loro futuro in cambio dei trenta denari di promesse virtuali.

Se foste esseri umani degni di questo nome avreste vergogna di tutto questo (schifo) …

martedì 19 maggio 2009

Gianfranco Fini, presidente della camera dei deputati: il Parlamento deve fare leggi non orientate da precetti religiosi

I temi della bioetica e le loro implicazioni sulla laicità generale dello stato accendono nuovamente il dibattito politico, finendo per acuire ulteriormente le tensioni tra Gianfranco Fini e buona parte della maggioranza, sempre meno incline ad accettare di buon grado i suoi smarcamenti dalle posizioni dominanti all ‘interno del Pdl, (.. un Pdl sempre di più etero-diretto dalla lobby di oltretevere ...)
L'ex leader di di An (nella sua veste di organo istituzionale) coglie l’occasione per lanciare un preciso messaggio:
«Il Parlamento deve fare leggi non orientate da precetti di tipo religioso».
Il dibattito sulla bioetica, sostiene, «è molto complesso»: si tratta di questioni nelle quali «il dubbio prevale sulle certezze». Una presa di posizione forte, (.. più forte di quella che avrebbe dovuto pervenire da movimenti che si auto-definiscono laici e progressisti ...)
Replica con la solita determinata presa di potere il presidente emerito della Pontificia Accademia della Vita «.. non taceremo mai sui temi di bioetica …».
(aggiungiamo noi: anche su altre cose molto più "temporali").

(da IlVerona del 19 maggio 2009 pg. 11)

venerdì 15 maggio 2009

Luigi Vero Tarca: riconoscere il male

Dopo decenni di facilonerie, ci rendiamo conto che (.. in assenza di una presa di coscienza generale…) anche la storia del nostro tempo sarà segnata da tragedie.
Difficilmente (.. andando avanti di questo passo …) riusciremo ad evitarle, anche perché diamo per scontato che gli (.. scenari ...) orrori futuri (.. non ...) saranno una ripetizione di quelli passati; così ci affanniamo a rintracciare nel tempo presente immagini identiche a quelle del passato e, non trovandole, non sappiamo più riconoscere (.. in cosa e dove sta …) il male.
Non le troviamo perché il male ha la capacità di assumere sempre nuove forme: cambiano i protagonisti (molto spesso le vittime di ieri sono i carnefici di oggi) e soprattutto cambiano le modalità.
Due esempi.
Ieri la eliminazione avveniva in positivo (.. in modo pratico e sbrigativo …): si marcavano gli obiettivi (..le persone …) da eliminare, si pensi alle stelle di David tracciate sulle case degli ebrei.
Oggi essa avviene in negativo: chi, per così dire, non ha stampato in fronte il segno del dollaro (.. e del servo contento …) è perciò stesso fatto fuori (.. proscrizione ...) .
Oppure: ieri si impediva la libertà di parola incarcerando gli oppositori, oggi semplicemente creando con i mass media un frastuono tale da rendere impossibile ogni altra parola (.. ed espressione di pensiero dissenziente …).
Nel regime prossimo venturo non troveremo esattamente gli stessi segni definitori del fascismo, ma non per questo esso sarà meno duro e dannoso.
Così piuttosto che ricercare nei fatti di oggi un’immagine del fascismo (.. di ritorno …), dovremmo esercitarci a tentare di capire qual è il volto (.. spesso amichevole e demagogico …) che il male assume nel tempo presente.

Luigi Vero Tarca

(da “Il Verona” del 13 maggio 2009)

mercoledì 13 maggio 2009

Verona e la sua gente

Grazie Curzio,

mi hai fatto trovare le parole, i termini per descrivere quel che vedo accadere ogni giorno nel luogo in cui vivo.
Si parte da Macchiavelli e Guicciardini che andavano letti da laici e invece sono stati interpretati "da preti” e, tra il “seconda i tempi” del primo e il “cura il particulare tuo” del secondo, si arriva così senza difficoltà ad una chiave di lettura di facile accesso.

Sì, destra e sinistra anche nei palazzi scaligeri si piacciono, si cercano si amalgamano, perché condividono la stessa cultura dell’inciucio o, se si preferisce, in una chiave più economica e di sistema, autarchica.
Questo è il vero problema politico di questa città.

Un disprezzo atavico per la democrazia, quella vera, una diffidenza cronica per ogni costume partecipativo, un sistema a classi e caste blindate propense ad una sola aspirazione: la conservazione, l’isolamento, costi quel che costi.
Nella società locale, anche quella più bassa, una bella miscela di superqualunquismo alla veneta, l’antropologia fascista di una buona parte del popolo padano, incenso controriformista sparso qua e là, in qualche caso una inesistente quanto opportunista culturetta post-comunista pronta ad ogni interessata desistenza.
Il tutto imbellettato e rappresentato con toni enfatici dai commentatori della confraternita della propaganda con il solito redazionale compiacente, magari arricchito con qualche volumetto sulle bellezze storiche locali. Scenografie.

Le questioni fondamentali di una società giusta ed evoluta, la libertà, le opportunità e la mobilità sociale, la non discriminazione delle minoranze, i diritti, restano negli interessi dei due o tre “azionisti” sopravvissuti: sono cose che qui non possono avere “cittadinanza”.
“Sono faccende di cui non frega nulla a nessuno”.
Le furbizie, i familismi e le convenienze di tutti, nessuno escluso, sono incompatibili con la critica sociale, nemmeno a parlarne con quella politica.

Da tempo si sta ricercando un posizionamento, un primato per questa bellissima città che con una retorica priva di reale significato dice l’Unesco essere patrimonio dell’Umanità (.. come dovrebbero essere i diritti fondamentali dell’uomo !), un primato che in realtà sta sotto gli occhi di tutti, basta volerlo vedere.
La città scaligera o come si direbbe oggi “la ducea padana” è la vera piccola capitale dell’inciucio e del trasformismo.
Da demo-cristiani a tifosi del Milan e poi, senza soluzione di continuità e maestri nell’arte di assecondare i tempi, fedeli ed obbedienti catto-leghisti: Verona ed i suoi abitanti.

mbr

martedì 5 maggio 2009

Art.1 democrazia, lavoro, sovranità

Art. 1
L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo ...


("La paga". Furio Colombo, ediz. Il Saggiatore)

Evaporano giorno dopo giorno, senza particolari resistenze
le garanzie fondamentali dei lavoratori italiani.

Imprenditori protetti, dirigenti incapaci, finti esperti ritengono di risolvere il malessere delle imprese innanzitutto con l’eliminazione del valore del lavoro e delle persone.
Il risultato: aziende svuotate di progetti e di forza produttiva, cittadini sempre più soli e sempre più spesso con destini segnati.
Qual’è oggi il rapporto tra mercato, paga, voto e democrazia?
Progressivamente si escludono dalla vita democratica milioni di persone, private di dignità
e cittadinanza, senza efficaci tutele pubbliche e con una dipendenza della loro vita dall’andamento delle speculazioni della “libera” incontrollata finanza.

In ogni caso resta al cittadino lavoratore, consumatore
e contribuente pagare il conto degli inevitabili fallimenti.

venerdì 1 maggio 2009

Primo Maggio - lavoro, diritti, libertà, eguaglianza


L'Area Nuovi Diritti della Cgil Nazionale affidata alla responsabilità di Maria Giliola Toniollo sostiene attivamente l'autonomia e la laicità delle istituzioni, i diritti individuali e le libertà della persona: una riflessione politica non convenzionale sulle discriminazioni dei lavoratori e delle lavoratrici.
Collabora con Global Rights e Human rights Watch e fa parte dell'organizzazione del Congresso Mondiale per la Libertà di Ricerca Scientifica, partecipa ai seminari del Parlamento Europeo in tema di "Laicità e Religioni".
In collaborazione con Critica Liberale pubblica annualmente, un “Rapporto annuale sulla secolarizzazione e la laicità in Italia”, basato su una capillare raccolta di dati sullo stato della laicità delle istituzioni e sulla secolarizzazione della società italiana.

Uno strumento di accesso diretto "alla politica"





mercoledì 29 aprile 2009

Curzio Maltese: manuale di sopravvivenza democratica e laica


"Come ti sei ridotto" ed. Feltrinelli


Come è stato possibile il berlusconismo?
Come si può uscirne?

Un "manuale di sopravvivenza per le nuove generazioni", quelle destinate a pagare il conto dell'anacronistica avventura politica italiana.

Dieci anni di 'servi contenti' - ennesima triste incarnazione dell'italiano medio -, il declino prima etico, poi civile e poi economico di un paese, il delirio dell'arroganza e l'esilio dell'intelligenza.

Di fronte alle rovine di un decennio così profondamente distruttivo occorre una nuova "resistenza democratica"; una nuova azione politica di "liberazione" perché è davanti alle rovine di questo sistema che gli italiani possono ritrovare quella dignità che la Costituzione vuole che essi singolarmente e collettivamente abbiano.
Occorre, insieme a una nuova classe dirigente, un drastico ritorno dei valori che hanno fatto crescere il paese negli anni cinquanta e sessanta, occorrono istituzioni vere e un mercato vero, una politica e un'economia trasparenti , libere da "altri" poteri ed al servizio della comunità.
Una ricostruzione capace di rovesciare tutti i luoghi comuni imposti da un regime politico-mediatico di restaurazione e il più delle volte accettati supinamente o persino approvati anche dalla sinistra.

Giovanni Sartori: due riflessioni sullo stato della democrazia italiana


Le domande
Che cosa vuol dire, esattamente, "democrazia"?
Quali sono le condizioni necessarie per renderla "possibile"?
In quali e quanti modi può funzionare il processo che porta milioni di elettori a scegliersi poche decine di rappresentanti?
In che cosa consistono la libertà politica e l'eguaglianza?
Esistono diverse "gradazioni" di democrazia?
Come si sono sviluppati i modelli politici del liberalismo e del socialismo?
Perché dobbiamo preferire la democrazia?
Che cosa distingue la "destra" dalla "sinistra"?
Qual è il rapporto tra democrazia e sviluppo economico?
La democrazia è in pericolo?
E qual è il suo futuro?



Alcune drammatiche risposte
Incredibili paradossi e storture di un’Italia dove anche il buon senso sembra ormai privilegio di pochi. «Le cose che mi spaventano sono ormai parecchie; ma il livello di soggezione e di degrado intellettuale manifestato dalla maggioranza dei nostri ‘onorevoli’ mi spaventa più di tutto.
Altro che bipartitismo compiuto! Qui siamo al sultanato, alla peggiore delle corti.»

martedì 28 aprile 2009

Paolo Berizzi: Verona gli è vietata



Almeno centocinquantamila giovani italiani sotto i 30 anni vivono nel culto del fascismo o del neofascismo.
Un’area geografica che attraversa tutta la penisola: dal Trentino Alto Adige alla Calabria, dalla Lombardia al Lazio, da Milano a Roma passando per Verona e Vicenza, culle della destra estrema o, come amano definirla i militanti, radicale. Cinque partiti ufficiali sei, se si considera anche il robusto retaggio di molti militanti di An, solo formalmente sciolta nel Pdl.

Alcuni numeri dell'inchiesta.

Circa duecento tra associazioni, circoli e centri sociali sparsi nel paese;
63 sigle di gruppi ultrà (su 85) dichiaratamente di destra e cioè il 75 per cento delle tifoserie che, dietro “il culto” della passione calcistica, compiono aggressioni e altre azioni violenze premeditate.

Questa onda nera, spesso supportata dalle gerarchie cattoliche con ispirazioni pre-conciliari
(dio-stato-famiglia) funzionale al potere populista della maggioranza che governa le nostre comunità sta entrando anche attraverso queste forme di "tutela"e legittimazione nelle istituzioni, nell'economia, nella nostra società, facendo proseliti attraverso elementari clientele innanzitutto nelle fascie sociali culturalmente disagiate e tra i giovani.
Un mondo per lo più di persone prive di qualsiasi nozione storica e di educazione civica e democratica, intessuto di riti e miti che nel nostro paese si consideravano sepolti definitivamente tra le macerie della Storia.

Un mondo che, se non lasciasse tracce così marcate nella attualità, e nelle scelte pubbliche sarebbe difficile credere che esista davvero.

lunedì 27 aprile 2009

Due italie. Firenze non è Verona !

COMUNE DI FIRENZE
REGOLAMENTO DELLA CONSULTA PER LA LAICITÀ
(Deliberazione del Consiglio comunale n.13 del 16.02.2009)

Art. 1 Istituzione, durata e sede
E’ istituita la Consulta per la Laicità. La Consulta riconosce come propria naturale sede il Centro di cultura laica la cui attività ed il cui funzionamento saranno definiti in un apposito regolamento. Oltre ad ospitarne le riunioni, il Centro rappresenta il luogo preferenziale dove promuovere ed eventualmente realizzare le sue attività. La sede temporanea della Consulta è fissata presso la V Commissione Consiliare (Cultura-Istruzione-Sport) del Comune di Firenze. I membri della Consulta restano in carica tre anni.

Art. 2 Finalità
La Consulta per la Laicità è un organismo di partecipazione ed ha per scopo il perseguimento delle seguenti finalità: •raccolta di documentazione, dati statistici, pubblicazioni relativa ai diversi Movimenti, Associazioni, Comitati, Gruppi onde averne un più esauriente quadro conoscitivo; •organizzazione di incontri e seminari su grandi temi del dibattito civile quali scuola, giustizia, lavoro, sanità, diritti individuali; •promozione del principio di laicità relativamente a problemi etici, bioetici, politici, economici, demografici; •promozione di iniziative a favore della pace nella giustizia e per la tutela dei diritti civili. La Consulta potrà trasmettere alla Amministrazione, oltre al rendiconto della propria attività, valutazioni e proposte relative a tematiche di sua pertinenza.

Art. 3 Composizione
Fanno parte della Consulta per la Laicità i rappresentanti di Associazioni, Gruppi, Comitati, Movimenti impegnati nella promozione e salvaguardia della Laicità. E’ membro di diritto della Consulta il presidente della Commissione Consiliare Cultura, Istruzione e Sport, o suo delegato. In prima composizione i soggetti interessati di cui al primo comma presentano domanda di adesione al Presidente Consiglio Comunale, corredata da documentazione attestante la propria natura, scopi, operatività sul territorio, iniziative intraprese e risultati ottenuti. Una commissione composta dal Presidente del Consiglio Comunale dal presidente della Commissione cultura e dal Presidente della Commissione affari istituzionali ne valutano l’ammissione. Successivamente i soggetti interessati possono far pervenire al Presidente della V Commissione Consiliare domanda di partecipazione alla Consulta, corredata da documentazione attestante la propria natura, scopi, operatività sul territorio, iniziative intraprese e risultati ottenuti. domanda formulata per conto di Associazioni, Gruppi, Comitati, Movimenti dovrà contenere l’indicazione per ciascun Organismo di 2 persone designate alla rappresentanza nella Consulta e di 2 supplenti.5.L’accoglimento della domanda è disposto dal Presidente della V Commissione Consiliare, sentita la Consulta e previa valutazione della documentazione di cui al 1° comma e accertamento del possesso dei requisiti richiesti. 6.Ogni Associazione, Comitato, Gruppo, Movimento può in ogni momento revocare o sostituire i propri rappresentanti dandone tempestiva comunicazione al Presidente della Consulta.

Art. 4 Struttura
1.Per favorire il regolare corso delle sue attività la Consulta si avvale della seguente struttura: a)Assemblea dei delegati di Associazioni, Comitati, Gruppi, Movimenti costituita da 2 delegati per ciascuna di essi; b)Il Comitato Direttivo costituito da: •Presidente, nella persona del Presidente della V Commissione Consiliare, o suo delegato; •Vice-Presidente, eletto a maggioranza semplice; •Segretario, eletto con modalità analoga a quella seguita per la nomina del Vice-Presidente.
2.Il Presidente rappresenta la Consulta; convoca l’Assemblea dei delegati, ne stabilisce il calendario e l’ordine del giorno dei lavori, assicura il collegamento con gli Organi istituzionali, tiene i rapporti con i mezzi di comunicazione. 3.Il mandato del Vice-Presidente e del Segretario ha durata di 3 anni, rinnovabile non più di una volta.

Art. 5 Convocazione e votazioni
1.L’Assemblea viene convocata in via ordinaria almeno ogni 2 mesi e in via straordinaria su richiesta del Sindaco, del Presidente della V Commissione Consiliare o di almeno 3 Associazioni rappresentate. 2.L’Assemblea è convocata con avviso scritto, di norma via e-mail, a firma del Presidente con anticipo di almeno 5 giorni, salvo casi di urgenza, con indicazione di luogo, giorno, ora della riunione e ordine del giorno dei lavori. 3.Le decisioni vengono assunte a maggioranza dei presenti; gli astenuti non si computano tra i votanti.

Art. 6 Insediamento
La prima riunione della Consulta viene convocata dal Presidente della V Commissione Consiliare. Come atto iniziale l’Assemblea procede alla nomina del Vice-Presidente e del Segretario. Costituito il Comitato Direttivo, la Consulta può iniziare la sua operatività.

Art.7 Pubblicità
L’Amministrazione Comunale porta a conoscenza dei cittadini e dei soggetti collettivi che possono essere interessati a partecipare alla Consulta il contenuto del presente regolamento attraverso la rete civica e la diffusione di materiale informativo nelle sedi dei Quartieri.

venerdì 24 aprile 2009

Società Pannunzio per la libertà d'informazione

La “Società Pannunzio per la libertà d’informazione” è un centro permanente di analisi, proposta ed iniziativa politica, autonomo, pluralista, apartitico, a carattere volontario, che si impegna sul tema della libertà di informazione e di comunicazione, con lo scopo di sensibilizzare la società civile, l’opinione pubblica nonché le istituzioni circa l’importanza, in una democrazia liberale, di un autentico regime pluralista e indipendente degli organi di stampa e di ogni vettore mediatico e della comunicazione.

La costituzione della Società Pannunzio promossa dalla Fondazione Critica Liberale coinvolgendo personalità, fondazioni, associazioni, testate giornalistiche, blog e siti internet, case editrici, si propone per dare rappresentanza all’intero arco politico-culturale di tutti coloro che percepiscono la difficoltà in cui versa nel nostro Paese il sistema dell’informazione.

La “Società Pannunzio per la libertà d’Informazione” non intenderà limitarsi alle analisi, ma intervenire, anche in sede europea per far rispettare le disposizioni comunitarie e le leggi attuali, molte delle quali disattese, per affrontare il nodo delle proprietà editoriali delle testate giornalistiche.

Si cercherà prestare particolare attenzione, di fondare e dare corpo al complesso dei “diritti dei lettori”.

L’elenco dei promotori e degli aderenti, la “Dichiarazione di intenti” – sottoscrivibile online – , ogni altra iniziativa, informazione e documentazione sull’attività associativa si potranno trovare nel sito http://www.societapannunzio.eu/


sabato 18 aprile 2009

Denis Ducarme & Xavier Baeselen: deputati coraggiosi per un'Europa laica e democratica

On pensait, en ce début de 21ième siècle que l’Eglise catholique et le Vatican s’avanceraient peu à peu vers un semblant de modernité, gagnant sur certains thèmes un peu le chemin des lumières.

On se trompait.

Après avoir réintégré un évêque négationniste (levée de l'excommunication à l'égard de l'évêque Williamson par Benoît XVI), après avoir dans un premier temps soutenu l'excommunication d' une équipe médicale ayant pratiqué l’avortement sur une jeune fille de 9 ans tombée enceinte après les viols infligés par son beau-père, repris officiellement position contre l’avortement thérapeutique ce 20 janvier au Cameroun, le Saint-Père n’aura pas trouvé moment plus opportun que son premier voyage en Afrique pour déclarer « que la distribution de préservatifs aggravait le problème du Sida »…, rarement dans l’histoire contemporaine, un pape aura concentré en deux petits mois autant de prises de positions aussi contestables.

Rarement aux yeux des catholiques eux-même, le Vatican sera apparu tellement réactionnaire et aussi étranger à l’humanisme.
Ceux qui imaginaient encore que la menace fondamentaliste ne se situait que dans le champ de l’Islam radical en sont pour leurs frais. La résurgence de l’intégrisme catholique, aussi, est assumée, les amis de l’Opus dei ont quitté les églises et la sphère spirituelle pour dépasser la ligne rouge et pénétrer sans complexes sur le terrain politique.

Revenant se frotter aux règles civiles pour en contester la substance, ils tentent sans retenue d’adapter les libertés individuelles à leurs vieux textes, que vraisemblablement, Jésus lui-même, réformerait s’il avait vécu à l’époque du HIV…, serait-il en effet resté de bois devant les 1.800.000 enfants porteurs du HIV dans le monde et le millier d’enfants de moins de 15 ans contaminés chaque année par le virus, devant les 28 millions personnes décédées depuis 1981, face aux 8000 décès et aux 7900 nouvelles contaminations détectées chaque jour, devant les 33 millions de personnes infectées sur la planète ? J’ai comme un doute.., que Benoît XVI et ses apôtres ne partagent pas.
Devant ces nouvelles déclarations irresponsables, un peu folles.., le devoir du niveau politique et humanitaire est de défendre les politiques de santé nationales et internationales ainsi que les campagnes de sensibilisation et de soins développées, de condamner et de réagir avec force, de pousser le Vatican dans le coin et à l’introspection.

La France et l’Allemagne l’ont compris, pour la Belgique, Xavier Baeselen et moi avons déposé une proposition de résolution (texte intégral de la proposition joint à la suite du billet) au gouvernement belge demandant à ce dernier de :

1) réagir, par voie officielle, aux propos inacceptables tenus par le Pape Benoît XVI lors d'un récent voyage en Afrique;

2) convoquer, par l'intermédiaire du Ministre des Affaires Étrangères, le Nonce apostolique, ambassadeur du Saint Siège, afin de protester officiellement contre de tels propos qui portent atteinte aux engagements de la communauté internationale et aux efforts de la communauté scientifique en vue de prévenir et de lutter contre la propagation du sida,notamment via des moyens de prévention dont l'efficacité est scientifiquement reconnue;

3) réagir fermement auprès de tout État ou organisation qui, à l'avenir, remettrait en cause l'utilité de l'usage du préservatif comme moyen prophylactique contre la transmission du virus du sida.
Nous avons souhaité sortir d’une logique partisane à ce propos et avons proposé à l’ensemble des partis démocratiques représentés au Parlement fédéral de co-signer notre proposition.
En outre, j’interpellerai le Ministre des Affaires étrangères ce mercredi 25 mars afin de l’inviter à produire la réaction et la condamnation du gouvernement belge auprès du Vatican.
De tels débats reposent naturellement la question de la promotion de la laïcité dans nos sociétés, j’invite à lire à ce niveau la carte d’opinion de Daniel Ducarme dans Le Soir qui se situe à cet égard au cœur de l’actualité. A lire également les échos presse de la DH et du Soir relatifs à notre proposition.
Pour votre complète information, il est également utile d'écrire ici que notre proposition a reçu le soutien de Pierre Galand, Président de l'Action laïque et que Patrick Moriau, député socialiste, co-signera notre propostion.

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Proposition de Résolution La Chambre des Représentants,

1) Considérant les propos irresponsables et inacceptables de Benoît XVI, lors de son premier voyage en Afrique, relatif aux moyens prophylactiques et de lutte contre la propagation du fléau que constitue le virus du sida;
2) Considérant la portée universelle de ces propos et leur impact réel sur le comportement de centaines de milliers de personnes à travers le monde;
3) Considérant que les propos du Pape ont des répercussions jusque dans notre pays puisque certains ecclésiastiques reprennent à leur compte ces propos et déconseillent l'usage du préservatif;
4) Considérant que le sida est une maladie qui concerne l'humanité toute entière et face à laquelle la communauté internationale et scientifique mondiale se mobilisent au quotidien;
5) Considérant qu'en affirmant que le port du préservatif « aggrave » le problème du sida dans le monde, le Pape porte atteinte aux efforts incessants de prévention et de lutte mondiale contre la propagation de la maladie;
6) Considérant que le Pape est, outre un chef spirituel, un chef d'État avec lequel la Belgique entretient des relations diplomatiques;
7) Vu la Déclaration d'engagement sur le VIH/Sida publiée par les chefs d'États et de gouvernements lors de la session extraordinaire de l’Assemblée générale des Nations Unies consacrée au VIH/sida en juin 2001, intitulée « A crise mondiale, action mondiale »;
8) Vu les objectifs du Millénaire;
9) Vu la Déclaration politique adoptée à l'unanimité par les États membres des Nations Unies lors de la Réunion de Haut niveau sur le sida de l'Assemblée générale en 2006, en particulier son engagement 22 qui stipule que les Chefs d'Etat « réaffirment que la prévention de l'infection à VIH doit être au coeur de l'action nationale, régionale et internationale contre la pandémie et (...) s'engagent à veiller à ce qu'il existe dans tous les pays (...) un large ensemble de programmes de prévention (...) visant à réduire la fréquence des comportements à risque et à encourager un comportement sexuel responsable (...) et assurant un accès élargi à des articles indispensables, tels que les préservatifs masculins et féminins »;10) Considérant les nombreuses réactions, suscitées par cette prise de position du Pape, à travers le monde, qu'il s'agisse d'ONG ou de représentants officiels de gouvernements qui mettent l'accent sur le fait que de tels propos sont de nature grave et irresponsable et mettent en danger les impératifs de protection de la vie humaine et les actions de prévention menées depuis des années sur le terrain;11) Considérant la réaction de protestation d'ONUSIDA qui a déclaré que les préservatifs étaient une composante « essentielle » de la lutte contre la maladie

Demande au Gouvernement :

1) de réagir, par voie officielle, aux propos inacceptables tenus par le Pape Benoît XVI lors d'un récent voyage en Afrique;
2) de convoquer, par l'intermédiaire du Ministre des Affaires Étrangères, le Nonce apostolique, ambassadeur du Saint Siège, afin de protester officiellement contre de tels propos qui portent atteinte aux engagements de la communauté internationale et aux efforts de la communauté scientifique en vue de prévenir et de lutter contre la propagation du sida, notamment via des moyens de prévention dont l'efficacité est scientifiquement reconnue;
3) de réagir fermement auprès de tout État ou organisation qui, à l'avenir, remettrait en cause l'utilité de l'usage du préservatif comme moyen prophylactique contre la transmission du virus du sida.


(blog di Denis Ducarme)
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Si davantage d'engagement vous intéresse, vous pouvez également rejoindre le groupe

constitué sur facebook
(déposée par Xavier Baeselen et Denis Ducarme)

giovedì 16 aprile 2009

Biennale Democrazia


Dal 22 al 26 aprile a Torino si terrà Biennale Democrazia, una manifestazione presieduta da Gustavo Zagrebelsky che, proseguendo la grande lezione di Norberto Bobbio contiene una serie di incontri sui temi dell'etica pubblica e della filosofia della politica: un'occasione importante per riflettere sulla "cittadinanza".
Sono passati 150 anni dal momento in cui l’Italia ha conquistato l’unità territoriale e governativa, ma la ricostruzione etica e politica del paese non è ancora avvenuta.

L’anniversario del 2011 è l’occasione per riflettere sulla nostra democrazia, su quanto gli italiani di oggi siano consapevoli di essere cittadini con diritti e doveri civili e politici, ma anche con le loro libertà e la loro dignità.

«La democrazia è un regime sempre problematico. É un insieme di diritti, regole e procedure che mirano a un ideale, l’autogoverno consapevole dei cittadini. É un ideale di convivenza da perseguire e nessuno mai potrà dire che esso è raggiunto definitivamente».

Partendo da questo presupposto Gustavo Zagrebelsky delinea le questioni che, in Italia (e in generale in ogni parte del globo) mettono a rischio l’equilibrio di un regime democratico:
la mancanza di un’opposizione, le disuguaglianze, la tecno-crazia, il culto del personaggio e la demagogia (popolo che “è agito”, non “che agisce”), la tirannia del tempo che allontana i cittaddini dalla vita politica spingendoli a delegare, e quelli che potrebbero essere gli antidoti, in primis «difendere la Costituzione cercando di comprenderne i suoi contenuti».




sabato 4 aprile 2009

Maria Grazia Pagano: in Europa contro tutte le discriminazioni

> > > DIRETTIVA


L'Unione Europea continua la sua battaglia per la tutela dei diritti e delle libertà fondamentali dei cittadini comunitari.

Con il voto di giovedì il Parlamento Europeo segna un altro importante successo sulla strada dell'affermazione dei diritti di cittadinanza in Europa, approvando una direttiva che stabilisce un quadro generale per la lotta alla discriminazione per motivi di religione, convinzioni personali, disabilità, età od orientamento sessuale.

La direttiva è storica per la sua portata: si tratta di dare - negli Stati membri - piena ed effettiva attuazione al principio di parità di trattamento anche in campi diversi dall'occupazione, completando altri provvedimenti già in vigore che vietano tali discriminazioni nella sfera professionale.
È la seconda volta in pochi giorni che si assiste ad un intervento del Parlamento Europeo in tema di discriminazioni per orientamento sessuale. Martedì scorso è stata presentata in Parlamento una relazione che ammoniva alcuni stati membri - tra cui l'Italia - per la loro incapacità di prevenire episodi di omofobia.Quello che è emerso dalla relazione - pubblicata dall'Agenzia europea per i diritti fondamentali - è che esiste una stretta correlazione tra buone leggi e buone pratiche: in sostanza, delle buone leggi contribuiscono a rendere i comportamenti più virtuosi. Purtroppo scorrendo le cartine contenute nel rapporto finale dell'indagine l'Italia si trova quasi sempre in compagnia dei paesi dell'Europa centrale e orientale dove non ci sono buone leggi e dove si registrano i più alti tassi di omofobia e di discriminazioni.
E' sconfortante notare che l'Italia ancora non ha una legge specifica sull'omofobia.
Mi auguro che il Parlamento italiano esami in tempi rapidi la proposta di legge del PD sul tema, visto che il ministro Carfagna ha deciso di lavarsene le mani.
Oggi, ancor di più si avverte l'esigenza di una buona legge. Proprio nei momenti di crisi, infatti, come quello che stiamo vivendo, la società tende a chiudersi e la paura genera forme di arroccamento e atteggiamenti xenofobici, se non addirittura di razzismo vero e proprio: l'altro, il diverso, diventa il nemico. E il rischio di un'Italia chiusa, paurosa, xenofoba, è purtroppo davvero concreto e l'atteggiamento del nostro governo e le leggi messe in campo di recente, a partire dal "pacchetto sicurezza", non fanno altro che alimentare l'intolleranza. L'episodio successo a Napoli nei giorni scorsi, della donna ivoriana alla quale hanno sottratto il bimbo appena partorito, impedendole perfino di allattare per alcuni giorni, solo perché in attesa dello status di rifugiata politica è a dir poco allarmante quanto significativo di un clima diverso e più teso che si respira nel nostro paese.
Il lassismo di questo governo lascia al PD (ai partiti di opposizione) delle importanti occasioni da sfruttare: dobbiamo fare della tolleranza verso le diversità di ogni sorta la nostra bandiera.
E' questo il momento delle rivendicazioni e delle battaglie per i diritti di cittadinanza, sapendo che possiamo trovare nell'Europa un valido alleato, che va nella giusta direzione, che avanza con testardaggine e che ci offre, come con il voto di giovedì, dei buoni modelli cui uniformarci. Ma cosa cambierà realmente dipenderà da come il nostro parlamento saprà o vorrà recepire le direttive comunitarie. Non sarebbe la prima volta, infatti, che in fase di recepimento i nostri deputati modifichino l'interpretazione, e quindi la sostanza, del testo europeo. Proprio un'altra relazione, approvata sempre giovedì dal Parlamento Europeo, muove dure critiche all'Italia che non ha correttamente attuato la direttiva europea sulla libera circolazione.
Sfidiamo il Governo Berlusconi a non tradire il significato della Direttiva "anti-discriminazioni", mantenendo le sue conquiste fondamentali, ma non ci facciamo illusioni.
Quanto accade ogni giorno nel nostro paese, per esempio con i cittadini extracomunitari, ormai vittime permanenti di una sorta di discriminazione di Stato, non ci lascia molte speranze.

Maria Grazia Pagano (delegazione italiana PSE Parlamento europeo)


Il Parlamento europeo, riunito in sessione plenaria ieri a Bruxelles, ha accolto favorevolmente, con 363 voti a favore, 226 contrari e 64 astensioni una proposta di direttiva Ue sulla lotta alla discriminazione basata su religione, disabilità, età o orientamento sessuale, che mira a rendere effettiva la parità di trattamento nell'assistenza sociale e sanitaria, nell'istruzione, e nell'accesso a beni e servizi, compresi gli alloggi. L'Assemblea ha approvato il rapporto della relatrice, l'olandese Kathalijne Buitenweg (Verdi), spaccandosi lungo la tradizionale frattura fra la maggioranza di centro sinistra 'allargato' (...).
Sebbene il Parlamento europeo abbia su questa materia specifica un potere per ora solo consultivo, è stato proprio sull'impegno a varare questa direttiva, e sul contenuto che avrebbe avuto, che si giocó, nel 2004, il destino dell'italiano Rocco Buttiglione come commissario Ue designato alla Giustizia, poi bocciato alla sua audizione di conferma in commissione Libertà pubbliche.
La direttiva, infatti, tutela anche gli omosessuali contro ogni forma di discriminazione, e questo è ció che Buttiglione non avrebbe potuto garantire, secondo quanto ha ricordato la relatrice Buitenweg, che fu tra i protagonisti di quella vicenda.
"Dopo le sue dichiarazioni sugli omosessuali, non potevamo piú avere fiducia in lui come commissario, per avere una direttiva come questa che finalmente abbiamo oggi", ha detto la relatrice subito dopo il voto. A parte le norme specifiche contro il razzismo e la xenofobia e per la parità dei generi, le attuali regole generali dell'Ue contro la discriminazione riguardano solo il posto di lavoro e non la tutela rispetto al mercato (cioè la possibilità di acquistare beni e usufruire di servizi senza essere discriminati).
Il nuovo testo mira a colmare questa lacuna.
In pratica, con la nuova direttiva, nessuno potrà piú rifiutare una camera d'hotel a una coppia omosessuale, o l'ammissione all'Università a un disabile, per fare solo due esempi.

E' stato proprio su insistenza del Parlamento europeo che la proposta legislativa della Commissione, secondo le intenzioni iniziali destinata a tutelare solo i disabili, è stata estesa anche alle discriminazioni contro le diverse religioni e credenze, l'età e l'orientamento sessuale, ha ricordato ancora Buitenweg.

Per quanto riguarda le scuole o altri istituti d'istruzione religiosi, la direttiva prevede che non si possa in alcun modo discriminare gli studenti (il testo non si applica agli insegnanti) in relazione a loro eventuali disabilità, al loro orientamento sessuale, alla loro età. Eccezionalmente, invece, si potrà negare l'accesso sulla base dell'appartenenza religiosa, ma solo se si potrà provare che in caso contrario verrebbe compromessa l'identità della scuola. La direttiva, insomma, in questo caso accetta la possibilità di deroghe solo se sono basate su una "giustificazione obiettiva".

(Fonte ADUC )

venerdì 27 marzo 2009

Lettera aperta a Franceschini

Gentilissimo Segretario,
Le scriviamo come semplici elettori Democratici.Abbiamo seguito con interesse la fondazione del PD e lo abbiamo votato, con senso di responsabilità e fiducia, anche se già erano visibili i problemi di cui parliamo in questa lettera.Apprezziamo l'attività svolta da molti esponenti Democratici (per esempio la Senatrice Finocchiaro, il Senatore Marino, la Deputata Rosy Bindi), e ci hanno positivamente colpito le prime mosse del Segretario Franceschini nella difficilissima situazione che gli è stata consegnata; tuttavia restano per noi valide tutte le critiche di ordine generale che non ci fanno più sentire questo partito come nostro. Se questo, come pare, sarà il sentimento di gran parte degli elettori del PD, il danno sarà irreparabile. Chiediamo pubblicamente al PD di riformarsi prima che sia tardi, di compiere scelte dolorose ma ormai indispensabili.Prima del Concilio Vaticano II accadeva che in qualche cattedrale si leggesse l’elenco delle coppie sposate in Municipio per definire gli sposi “pubblici concubini”, e che non fosse quasi mai chiaro dove finiva l’attività pastorale e iniziava la propaganda politica.Ci eravamo illusi che queste storie appartenessero al passato; invece, di nuovo, Cardinali e Vescovi istruiscono gli elettori sul voto, gli operatori sanitari su quali leggi rispettare, i direttori dei giornali su quali siano i commentatori affidabili, i deputati e i senatori su quali articoli inserire nelle leggi, il Primo Ministro sui requisiti di necessità e urgenza, il Presidente della Repubblica sull'interpretazione autentica della Costituzione. Per tacer dei bambini, che non devono leggere Harry Potter. E di nuovo la Chiesa cattolica aggredisce pubblicamente, con tutta la sua potenza, un concittadino indifeso, costretto ora a farsi accompagnare da una scorta; cos'ha fatto di male, Beppino Englaro? Ha ostinatamente rispettato le leggi, senza ricorrere ad astuzie e scorciatoie, ha chiesto che a sua figlia venisse riconosciuto un diritto sancito nella Costituzione: questo è il suo delitto.Ci saremmo aspettati, dal maggior partito dell’opposizione, una difesa netta e senza tentennamenti della democrazia e della libertà di tutti. Invece, fatti salvi i comportamenti individuali, vediamo che il Partito Democratico, sia sulla vicenda di Eluana Englaro sia nella discussione sul testamento Biologico, non riesce a esprimere una posizione unitaria.A ogni critica la piccola componente che paralizza il PD sui temi etici risponde invocando la libertà di coscienza - la loro, perché della nostra non si fa cenno e non si tiene conto.Notiamo che due punti, evidentemente assenti dalla cultura politica del PD, preannunciano ulteriori infiniti disastri. Non è lecito a un amministratore pubblico, o a chi è incaricato di erogare un servizio, abusare della sua posizione per privare i cittadini dei loro diritti: un cittadino costretto ad affrontare un potere arbitrario e assoluto che non rispetta né leggi né sentenze vive di fatto sotto una tirannia.Costretto ad applicare una legge che la sua coscienza rifiuta, un amministratore democratico si dimette, non usa impropriamente il potere di cui dispone per boicottarla. Questo non sembra essere chiaro ai molti che plaudono alle iniziative di Formigoni e Sacconi.Allo stesso modo un parlamentare non può invocare la libertà di coscienza per violare impunemente la coscienza, i diritti, il corpo stesso dei cittadini.La Costituzione del resto garantisce che i parlamentari siano esenti da vincoli di mandato, ma non impone la loro rielezione: i cittadini hanno il diritto di non votarli e di non farli votare, e devono disporre degli strumenti necessari.Questo partito voleva superare le identità della sinistra e del centro tradizionali, diventando il laboratorio politico e intellettuale del nuovo millennio; ma la fusione non è avvenuta, il piombo non si è trasformato in oro ed è se mai molto più pesante di prima. Tra le molte cause, ce n’è una dovuta a un equivoco: la laicità non è una obsoleta identità da superare, è invece la regola del gioco fondamentale e irrinunciabile, che garantisce imparzialità nei confronti di tutti, in modo che si ragioni sui problemi invece di imporre verità precostituite. Un partito non laico non è in grado di giungere a una sintesi, come infatti avviene ogni volta che il PD deve riconoscere diritti e libertà individuali: c’è chi, in nome di un progetto autoritario, ne nega l’esistenza, chi li combatte semplicemente per conquistare peso politico, e chi infine non li difende per opportunismo, per non interrompere il dialogo “con il centro”, rappresentato non dagli elettori, ma da quattro vecchie volpi della politica.Che le nostre libertà e i nostri diritti debbano essere limitati “per il nostro bene” era già stato sostenuto in altre occasioni, molto prima che si giungesse all’unificazione tra Margherita e DS: sui DICO, sulla Fecondazione Assistita, sulla stessa legge sul Testamento Biologico, che allora era avversata dal Vaticano e quindi osteggiata dal centrodestra come dai TeoDem. Il problema non era perciò ignoto, e nessuno può dire ora di esserne sorpreso.Se “superare le identità” significa rinnegare il passato, ne consegue automaticamente che nel PD c'è posto per tutti, comunque la pensino? Potrebbe farne parte anche un sostenitore dello schiavismo, visto che in fondo si tratta di un altro problema di disponibilità del corpo? Oppure, come ha chiesto Veronesi, si potrebbe aderire al progetto del PD e contemporaneamente voler imporre il battesimo obbligatorio agli ebrei? Perché se è possibile violare il corpo e prolungarne l'agonia, allora tutto è possibile e nulla è inconcepibile.E vediamo tutti, ai due estremi dello spettro culturale, quanto è diverso un politico come il Presidente Obama, che impegna tutta l’America nel sostegno alla ricerca e alla sua autonomia dichiarando: “non possiamo garantire che scopriremo i trattamenti e le cure che cerchiamo, ma possiamo promettere che li cercheremo”, da un dirigente del PD come Rutelli, che rivendica orgogliosamente la battaglia, condotta col centrodestra, contro la ricerca sulle staminali embrionali, convinto che il tempo gli abbia dato ragione, assegnando la vittoria alla ricerca sulle cellule adulte - come se si trattasse di scegliere tra due fondi d’investimento, o due trattorie, non due processi concorrenti e complementari.Certo, Obama può prendere posizioni coraggiose perché approfondisce i problemi prima di decidere, sa di cosa parla e sa spiegarlo ai cittadini senza paternalismo - e soprattutto non corre il rischio che, cinque minuti dopo che ha parlato, un esponente, anzi quindici, del suo stesso partito convochino una conferenza stampa per smentirlo.Concludiamo chiedendovi precise garanzie sulla qualità dei candidati e sulla chiarezza del progetto del PD già in occasione delle prossime Elezioni Europee, in modo da rassicurarci che il nostro voto non si ritorcerà contro la parte più onesta, civile e democratica dell'Europa; vogliamo votare un partito democratico e laico, non il cavallo di Troia di una componente integralista che ci tradirà ogni volta che saranno in gioco le nostre libertà, alleandosi con la destra reazionaria.Siamo sicuri che all’interno del PD saprete trovare personalità capaci di distinguere tra peccato e reato, e di attenersi a principi etici senza pretendere di imporli a chi non li condivide. Affidatevi a loro.

18 marzo 2009

Firmatari

Paolo Vineis - Imperial College LondraCarlo A. Perucci - Dipartimento di Epidemiologia ASL RM E RomaRoberto Satolli - Comitato Etico Istituto Tumori, MilanoLuca Carra - Tempo MedicoRodolfo Saracci - Epidemiologo, Lione & Pisa Marina Davoli - Dipartimento di Epidemiologia ASL RM E RomaPaola Catapano - CERN Communication group, LHC2008 taskforce, GenevaSalvatore Panico - Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Università Federico II, NapoliValentina Gallo - Imperial College LondraFabio Macciardi - MD PhD Professore Associato di Genetica Medica Silvana Ottolenghi - TorinoLisa Vozza - Divulgatrice scientifica, MilanoPaolo Fresu - Musicista, BolognaUgo Sturlese - Membro Consiglio Superiore di Sanità, RomaLuca Savarino - Ricercatore in filosofia politica, Università del Piemonte Orientale Giovanni Levi - Professore di Storia moderna, Università di Venezia Laura Stradella - Psicoterapeuta , TorinoCarlo Ippolito - Regista e animatore, MilanoLivia Lusana - Relazioni esterne Torino Incontra , Camera di Commercio di TorinoEugenio Gruppi - Docente Storia e Filosofia, Liceo Classico M. D’Azeglio Cesare Santanera - Ingegnere, TorinoDamiana Massara - Psicologa, TorinoAlessandro Liberati - BolognaCristina Savio - Torino Marina Bozza - Bayer Diabetes Care, Milano Luigi Bisanti - Epidemiologo, Milano

giovedì 26 marzo 2009

Curzio Maltese: un rendiconto ...



Un miliardo di euro dai versamenti dell'otto per mille.
650 milioni per gli stipendi degli insegnanti di religione.
700 milioni per le convenzioni su scuola e sanità.
250 milioni per il finanziamento dei Grandi Eventi.

Una cifra enorme passa ogni anno dal bilancio dello Stato italiano, da quello delle Rgioni e di tutti gli enti locali alle casse (non sguarnite) della Chiesa cattolica.

A tutto questo bisogna aggiungere il cumulo di vantaggi fiscali concessi al Vaticano (oggi al centro di un'inchiesta dell'Unione europea):
il mancato incasso dell'lci, l'esenzione da Irap, Ires e altre imposte,
l'elusione consentita per le attività turistiche e commerciali.

Per un totale di circa 4 miliardi di euro,
più o meno mezza finanziaria, l'equivalente di un Ponte sullo Stretto o di un Mose all'anno.

Una somma (è la stessa Conferenza episcopale italiana a dichiararlo) che solo per un quinto viene destinata a interventi di carità e di assistenza sociale.

Complessivamente molto molto di più di quanto pesi agli italiani (per questo tutti indistintamente scandalizzati) la "casta politica" e, vale la pena sottolinearlo, con un sistema di finanziamenti molto più articolato, assai meno trasparente ed in continua crescita.

Nel finanziamento della Chiesa non c'è patto di stabilità al contrario "straripamento" della spesa "agganciato" al sempre crescente straripamento di potere della lobby di Oltretevere.

mercoledì 25 marzo 2009

Marco Politi: la lobby ecclesiastica al lavoro


"Il bilancio delle leggi non fatte o malfatte in seguito a pressioni ecclesiastiche è cospicuo: si è impedita l'introduzione del divorzio breve; si è varata una legge sulla fecondazione assistita che prevede l'impianto degli embrioni malati; si è bloccata una legge sulle coppie di fatto, demonizzando le unioni gay"; oggi si contrasta il diritto del malato a sospendere nutrizione e idratazione artificiali in caso di stato vegetativo persistente.

"Assistiamo a uno straripamento totale della Chiesa"

nota Emma Bonino nella prefazione, criticando la debolezza della classe politica, che deve fare i conti con un'istituzione ecclesiastica refrattaria alla modernità, all'idea che la dottrina cattolica non ispiri più la legislazione.


lunedì 23 marzo 2009

Piero Ostellino: lo Stato canaglia




"Viviamo, si dice, in un Paese libero.
Nulla di più falso: oggi in Italia tutto è vietato tranne ciò che è esplicitamente consentito.
Da Nord a Sud, i cittadini si trovano ostaggio di uno Stato (...) che governa la nostra esistenza senza averne un'effettiva delega, ma che è nel contempo abbastanza debole da trovarsi nelle mani di una oligarchia incolta e becera, seppure voracissima."

giovedì 19 marzo 2009

Augusto Barbera: sei volti della laicità (più uno)

Di laicità di un ordinamento si può parlare in vari sensi fra loro non sempre coincidenti.

I volti della laicità:

- autonomia dell’ordinamento giuridico dalla sfera etico-religiosa
laicità come autonomia del diritto;

- limite alla prevaricazione del potere ecclesiastico su quello civile, dalle forme teocratiche a quelle confessioniste alle stesse forme anomale di “ingerenza”
laicità come autonomia della politica;

- limite alla invadenza del potere civile su quello religioso , dalle varie forme di giurisdizionalismo
alle più recenti forme di “laicità ostile”
laicità come limite alla politica;

- riconoscimento e garanzia della libertà religiosa e del pluralismo religioso
laicità come pluralismo confessionale;

- indifferenza ed estraneità della sfera pubblica rispetto al fattore religioso, attraverso la quale laicità tende a proteggersi e a divenire essa stessa ideologia militante
laicità protetta;

- riconoscimento e garanzia della libertà individuale e del pluralismo di culture e tradizioni e
quindi rifiuto dello “Stato etico” e di ogni ideologia di stato
laicità come pluralismo politico.

Nel linguaggio comune si ritrova un altro significato che possiamo così definire:

- metodo sociale e politico democratico in grado di accomunare non credenti e credenti per realizzare le condizioni per la coesistenza fra valori e progetti di vita contrastanti; rifiuto di contrapposti fondamentalismi e di chiusure dogmatiche
laicità come metodo

Quest’ultima è una definizione che, a differenza delle precedenti, attiene ai comportamenti deisingoli, non caratterizza un ordinamento di per sé ma è assai rilevante perchè può condizionare in concreto la vita e sviluppo di questo.

Un ordinamento non può considerarsi liberaldemocratico se non garantisce l’autonomia del diritto dalla sfera religiosa, se non tiene separati il potere civile e quello religioso, se non garantisce la libertà religiosa, se non rifiuta verità e ideologie di stato.

Tali forme di laicità si realizzano , peraltro, progressivamente nella storia delle costituzioni
occidentali , dalle antiche conquiste dell’autonomia del diritto dalla sfera religiosa alla meno antica separazione fra i due poteri , civile ed ecclesiastico, al riconoscimento del pluralismo
e della libertà religiosa e solo nel corso del secolo scorso, dopo esperienze totalitarie in alcune parti d’Europa, alla piena affermazione della laicità come garanzia della stessa libertà individuale e del pluralismo di culture e tradizioni.

Se è vero che il principio di laicità presenta diversi volti ed è collegato ad altri principi che caratterizzano il costituzionalismo di impronta liberaldemocratica ne discende che a questi ultimi occorre risalire, muovendosi in una prospettiva sia storica che comparatistica. Se,infatti, si rimane chiusi nell’ambito delle definizioni aprioristiche, prescindendo dai processi storici che hanno portato agli attuali ordinamenti costituzionali, non si fanno significativi passi in avanti e non si riesce a cogliere “l’eteromorfismo” che caratterizza la laicità.

Studi sulla cultura giuridica laica


Nasce a Torino il Centro di Documentazione, Ricerca e Studi sulla Cultura Laica
"Piero Calamandrei" - Onlus

Alessandra Mariotti: giornalismo civico

lunedì 16 marzo 2009

Gustavo Zagrebelsky: Regime ?

Senza uguaglianza la democrazia è un regime.

Regime o non-regime? Un confronto su questo dilemma, pur così tanto determinante rispetto al dovere morale che tutti riguarda, ora come sempre, qui come ovunque, di prendere posizione circa la conduzione politica del paese di cui si è cittadini, non è neppure incominciato.
La ragione sta, probabilmente, in un’associazione di idee.
Se il "regime", inevitabilmente, è quello del ventennio fascista, allora la domanda se in Italia c’è un regime significa se c’è "il" o "un" fascismo; oppure, più in generale, se c'è qualcosa che gli assomigli in autoritarismo, arbitrio, provincialismo, demagogia, manipolazione del consenso, intolleranza, violenza, ecc.
Così, una questione seria, anzi cruciale, viene attratta sul terreno, che non si presta all’analisi, della demonizzazione politica, funzionale all’isteria e allo scontro.
Ma "regime" è un termine totalmente neutro, che significa semplicemente modo di reggere le società umane. Parliamo di "Ancien Régime", di regimi repubblicani e democratici, monarchici, parlamentari, presidenziali, liberali, totalitari e, tra gli altri, per l’appunto, di regime fascista.
Senza qualificazione, regime non ci dice nulla su cui ci sia da prendere posizione, perché l’essenziale sta nell’aggettivo.
Così, assumendo la parola nel suo significato proprio, isolato dalle reminiscenze, la domanda iniziale cambia di senso: da "esiste attualmente un regime" in "il regime attuale è qualcosa di nuovo, rispetto al precedente"?
Che l'Italia viva un’esperienza costituzionale, forse ancora in divenire e dall’esito non scontato, che mira a non lasciarsi confondere con quella che l’ha preceduta: almeno di questo non c’è da dubitare. Lo pensano, e talora lo dicono, tanto i favorevoli, quanto i contrari, cioè lo pensiamo e lo diciamo tutti, con definizioni ora passatiste ora futuriste.Non lo si dice ufficialmente e a cifra tonda, perché il momento è, o sembra, ancora quello dell’incubazione. La covata è a mezzo. L’esito non è scritto. La Costituzione del ‘48 non è abolita e, perciò, accredita l’impressione di una certa continuità. Ma è sottoposta a erosioni e svuotamenti di cui nessuno, per ora, può conoscere l’esito.
Forze potenti sono all’opera per il suo superamento, ma altre forze possono mobilitarsi per la sua difesa. La Costituzione è in bilico.
Che cosa significa "costituzione in bilico"?Innanzitutto, che non si vive in una legittimità costituzionale generalmente accettata, cioè in una sola concezione della giusta costituzione, ma in (almeno) due che si confrontano. Ogni forma di reggimento politico si basa su un principio essenziale, una molla etica, il ressort di cui parla Montesquieu, trattando delle forme di governo nell’Esprit des lois. Quando questo principio essenziale è in consonanza con l’esprit général di un popolo, allora possiamo dire che la costituzione è legittima e, perciò, solida e accettata. Quando è dissonante, la costituzione è destinata crollare, a essere detronizzata. Se invece lo spirito pubblico è diviso, e dunque non esiste un esprit che possa dirsi général, questo è il momento dell’incertezza costituzionale, il momento della costituzione in bilico e della bilancia che prima o poi dovrà pendere da una parte.
È il momento del conflitto latente, che non viene dichiarato perché i fautori della rottura costituzionale come quelli della continuità non si sentono abbastanza sicuri di sé e preferiscono allontanare il chiarimento.I primi aspettano il tempo più favorevole; i secondi attendono che passi sempre ancora un giorno di più, ingannando se stessi, non volendo vedere ciò che temono.Tutti attendono, ma i primi per prudenza, i secondi per ignavia.
Non voler vedere, significa scambiare per accidentali deviazioni quelli che sono segni di un mutamento di rotta; significa sbagliare, prendendo per lucciole, cioè per piccole alterazioni che saranno presto dimenticate come momentanee illegalità, quelle che sono invece lanterne, cioè segni premonitori e preparazioni di una diversa legittimità. Così, si resta inerti. L’accumulo progressivo di materiali di costruzione del nuovo regime procede senza ostacoli e, prima o poi, farà massa. Allora, non sarà più possibile non voler vedere, ma sarà troppo tardi.
Ciò che davvero qualifica e distingue i regimi politici nella loro natura più profonda e che segna il passaggio dall’uno all’altro, è l’atteggiamento di fronte all’uguaglianza, il valore politico, tra tutti, il più importante e, tra tutti però, oggi il più negletto, perfino talora deriso, a destra e a sinistra. Perché il più importante? Perché dall’uguaglianza dipendono tutti gli altri. Anzi, dipende il rovesciamento nel loro contrario.
Senza uguaglianza, la libertà vale come garanzia di prepotenza dei forti, cioè come oppressione dei deboli.
Senza uguaglianza, la società, dividendosi in strati, diventa gerarchia.Senza uguaglianza, i diritti cambiano natura: per coloro che stanno in alto, diventano privilegi e, per quelli che stanno in basso, concessioni o carità.
Senza uguaglianza, ciò che è giustizia per i primi è ingiustizia per i secondi.Senza uguaglianza, la solidarietà si trasforma in invidia sociale.
Senza uguaglianza, le istituzioni, da luoghi di protezione e integrazione, diventano strumenti di oppressione e divisione.Senza uguaglianza, il merito viene sostituito dal patronaggio; le capacità dal conformismo e dalla sottomissione; la dignità dalla prostituzione.
Nell’essenziale: senza uguaglianza, la democrazia è oligarchia, un regime castale.
Quando le oligarchie soppiantano la democrazia, le forme di quest’ultima (il voto, i partiti, l’informazione, la discussione, ecc.) possono anche non scomparire, ma si trasformano, anzi si rovesciano: i diritti di partecipazione politica diventano armi nelle mani di gruppi potere, per regolare conti della cui natura, da fuori, nemmeno si è consapevoli.
Questi rovesciamenti avvengono spesso sotto la copertura di parole invariate (libertà, società, diritti, ecc.).
Possiamo constatare allora la verità di questa legge generale: nel mondo della politica, le parole sono esposte a rovesciamenti di significato a seconda che siano pronunciate da sopra o da sotto della scala sociale. Ciò vale a iniziare dalla parola "politica": forza sopraffattrice dal punto di vista dei forti, come nel binomio amico-nemico; oppure, dal punto di vista dei deboli, esperienza di convivenza, come suggerisce l’etimo di politéia. Un uso ambiguo, dunque, che giustifica la domanda a chi parla di politica: da che parte stai, degli inermi o dei potenti?
La ricomposizione dei significati e quindi l’integrità della comunicazione politica sono possibili solo nella comune tensione all’uguaglianza.
Ritorniamo alla questione iniziale, se sia in corso, o se si sia già realizzato, un cambiamento di regime, dal punto di vista decisivo dell’uguaglianza.
In ogni organizzazione di grandi numeri si insinua un potere oligarchico, cioè il contrario dell’uguaglianza. Anzi, più i numeri sono grandi, più questa è una legge "ferrea".
E’la constatazione di un paradosso, o di una contraddizione della democrazia. Ma è molto diverso se l’uguaglianza è accantonata, tra i ferri vecchi della politica o le pie illusioni, oppure se è (ancora) valore dell’azione politica. La costituzione - questa costituzione che assume l’uguaglianza come suo principio essenziale - è in bilico proprio su questo punto.
Noi non possiamo non vedere che la società è ormai divisa in strati e che questi strati non sono comunicanti.
Più in basso di tutti stanno gli invisibili, i senza diritti che noi, con la nostra legge, definiamo "clandestini", quelli per i quali, obbligati a tutto subire, non c’è legge; al vertice, i privilegiati, uniti in famiglie di sangue e d’interesse, per i quali, anche, non c’è legge, ma nel senso opposto, perché è tutto permesso e, se la legge è d’ostacolo, la si cambia, la si piega o non la si applica affatto.
In mezzo, una società stratificata e sclerotizzata, tipo Ancien Régime, dove la mobilità è sempre più scarsa e la condizione sociale di nascita sempre più determina il destino.
Se si accetta tutto ciò, il resto viene per conseguenza. Viene per conseguenza che la coercizione dello Stato sia inegualmente distribuita: maggiore quanto più si scende nella scala sociale, minore quanto più si sale; che il diritto penale, di fatto, sia un diritto classista e che, per i potenti, il processo penale non esista più; che nel campo dei diritti sociali la garanzia pubblica sia progressivamente sostituita dall’intervento privato, dove chi più ha, più può.
Né sorprende che quello che la costituzione considera il primo diritto di cittadinanza, il lavoro, si riduca a una merce di cui fare mercato.
Analogamente, anche l’organizzazione del potere si sposta e si chiude in alto.
L’oligarchia partitica non è che un riflesso della struttura sociale.
La vigente legge elettorale, che attribuisce interamente ai loro organi dirigenti la scelta dei rappresentanti, escluso il voto di preferenza, non è che una conseguenza. Così come è una conseguenza l’allergia nei confronti dei pesi e contrappesi costituzionali e della separazione dei poteri, e nei confronti della complessità e della lunghezza delle procedure democratiche, parlamentari. Decidere bisogna, e dall’alto; il consenso, semmai, salirà poi dal basso.
E’una conseguenza, infine, non la causa, la concentrazione di potere non solo politico ma anche economico-finanziario e cultural-mediatico. L’indipendenza relativa delle cosiddette tre funzioni sociali, da millenni considerata garanzia di equilibrio, buon governo delle società, è minacciata.
Ma il tema delle incompatibilità, cioè del conflitto di interessi, a destra come a sinistra, è stato accantonato. La causa è sempre e solo una: l’appannamento, per non dire di più, dell’uguaglianza e la rete di gerarchie che ne deriva.
Qui si gioca la partita decisiva del "regime".
Tutto il resto è conseguenza e pensare di rimettere le cose a posto, nelle tante ingiustizie e nelle tante forzature istituzionali senza affrontare la causa, significa girare a vuoto, anzi farsene complici.
Nessun regime politico si riduce a un uomo solo, nemmeno i "dispotismi asiatici", dove tutto sembrava dipendere dall’arbitrio di uno solo, khan, califfo, satrapo, sultano, o imperatore cinese.
Sempre si tratta di potere organizzato in sistemi di relazioni. Alessandro Magno, il più "orientale" dei signori dell’Occidente, perse il suo impero perché (dice Plutarco), mentre trattava i Greci come un capo, cioè come fossero parenti e amici, «si comportava con i barbari come con animali o piante», cioè meri oggetti di dominio, «così riempiendo il suo regno di esìli, destinati a produrre guerre e sedizioni».
Sarà pur vero che comportamenti di quest’ultimo genere non mancano, ma non vedere il sistema su cui si innestano e li producono significa trascurarne le cause per restare alla superficie, spesso solo al folklore.

(GUSTAVO ZAGREBELSKY -La Repubblica — 26 novembre 2008)