mercoledì 21 gennaio 2009

Dialogo sulla laicità tra un credente e un "ateo protestante"

Giorello - Antiseri

Un dialogo contro l'avanzata dei “nuovi farisei”, di coloro che vorrebbero far tornare l'Italia al clima bigotto e opprimente dei primi anni della Repubblica, quella che Gaetano Salvemini definì icasticamente la "repubblica monarchica dei preti" e che Ernesto Rossi e Guido Calogero descrissero in modo cosi brillante e corrosivo.

I nuovi farisei, che talvolta si dichiarano perfino atei, dicono di voler difendere la libertà della Chiesa cattolica dalle prevaricazioni del laicismo e dalla disgregazione del relativismo.
In realtà, a nessuno come al laico sta a cuore la libertà religiosa, poiché egli sa benissimo che la libertà religiosa è il fondamento di ogni altra libertà.
Questa libertà, però, coincide necessariamente con l'autonomia della coscienza individuale e con la separazione rigorosa della società civile dalla società religiosa.
Laico non è il contrario di credente, ma l'opposto di clericale ed essere laici vuoi dire, molto semplicemente, rifiutare la pretesa di utilizzare la religione o una qualsivoglia ideologia come strumento di governo.

Il ricordo ed il pensiero di alcuni autentici maestri di laicità, mette in guardia contro questa pretesa che attenta alla nostra libertà di uomini e di cittadini.

Horkheimer — fondatore, con Adorno, di quella Scuola di Francoforte che, col suo marxismo critico e autocritico, è tuttora fondamentale per capire la nostra realtà — dice che il mondo finito e contingente in cui viviamo è l'unico di cui possiamo parlare, ma non è necessariamente l'unico esistente e comunque non basta.
Esso è l'unico oggetto di una onesta conoscenza razionale, ma la sua finitezza evoca quell'inattingibile altrove, quell'irriducibile Altro che danno senso al nostro confronto con esso, con le sue mancanze che chiedono di essere colmate, con le sue ferite che domandano di essere sanate, con le sue esigenze di giustizia e di felicità sempre deluse eppur mai cancellate.
Per la tradizione ebraica, che nutre il pensiero di Horkheimer, il Messia non è ancora venuto, ma anche chi ritiene che non verrà non può comprendere veramente la realtà umana senza fare i conti con il senso e con l'esigenza di quell'attesa, di quella promessa di redenzione.
Ogni filosofia che rinuncia a essere ricerca della verità e del significato si riduce a un mero protocollo di un bilancio societario; d'altronde un pensiero che pretenda di essersi impossessato della verità come ci si impossessa di un oggetto o della formula di un esperimento è una retorica menzognera.
Di Dio, dicono tutti i grandi mistici, non si può dire nulla, perché lo si degraderebbe a misura umana, bestemmiando la sua assolutezza; si può solo sentirsi avvolti dalla sua oscurità, mentre ci si occupa onestamente delle singole cose che si possono vedere.
Quelle parole di Horkheimer, alieno da qualsiasi fede positiva, indicano come la fede, contrariamente a ciò che spesso si dice, non sia un ombrello che ripara da dubbi e incertezze, bensì un violento squarcio del consueto sipario quotidiano che ci protegge con tutte le convinzioni e le convenzioni passivamente acquisite, uno squarcio che ci espone a venti ignoti.

Nel suo dialogo con Giulio Giorello — Libertà. Un manifesto per credenti e non credenti (Bompiani)— Dario Antiseri ha sottolineato come la fede, proprio perché afferma di credere in una verità e non di sapere cosa sia la verità, si offre al dialogo senza la pretesa di possedere la chiave dell'assoluto. Inoltre la fede, a differenza di tante ideologie, impedisce di innalzare falsamente ad assoluto qualsiasi realtà umana, storica, sociale, politica, morale, religiosa, ecclesiastica; essa è una difesa contro ogni idolatria e dunque contro ogni totalitarismo, che si presenta sempre come un (falso) assoluto, un idolo che esige cieca obbedienza e magari sacrifici di sangue. Come Giorello, ammiro più la preghiera a schiena diritta che quella in ginocchio, ma inginocchiarsi solo dinanzi all'assolutamente Altro aiuta a non inginocchiarsi davanti a ogni potere che pretende di essere Dio o il suo unico autorizzato rappresentante e di parlare a suo nome.
I fondamentalismi di ogni genere — anche e soprattutto quelli religiosi, di ogni religione e di ogni Chiesa, nessuna esclusa — sono spesso i primi a commettere questo peccato di blasfema e violenta idolatria.

sabato 3 gennaio 2009

Appello !

Ai Laici di Verona.

In tutto il nostro paese ed ancor più in luoghi come Verona stiamo assistendo alla ripresa di un pesante clima controriformista e di restaurazione autoritaria, spinto da forze politiche ed economiche retrograde e da componenti radicali di ambito confessionale.

In un vuoto di progettualità e di pensiero politico autentico, di fronte alla crisi dei partiti e dei sindcati come agenzie di mediazione ed aggregazione sociale, l’ingerenza nella vita pubblica di organizzazioni e ideologie clericali trova terreno fertile e sempre di più un utile e riverente sostegno anche in ambito economico, politico ed istituzionale.
Notevoli risorse finanziarie e strutturali vengono impiegate per il condizionamento socio-politico dei giovani, per il finanziamento delle scuole e delle università cattoliche, per l’inserimento di persone ed istanze nei partiti di ogni schieramento e nelle istituzioni e, come ultima strategia, per interventi di interessato sostegno alle imprese.

Con l’avvento di un nuovo sistema di governo nazionale e locale che incrementa le disuguaglianze e le divisioni e che riduce le libertà si manifesta anche un sempre più marcato collegamento agli interessi temporali della chiesa. Possiamo dire di trovarci concretamente di fronte ad una vera e propria regia della restaurazione contro ogni possibile evoluzione ed emancipazione dei nostri sistemi etici e sociali.

In un quadro così antistorico è necessario evidenziare i valori laici di civiltà conquistati a caro prezzo nelle lotte per la libertà e l’uguaglianza dei diritti e rilevare in ogni circostanza e sede possibile la non trasparente ingerenza di queste elitarie coalizioni nella vita pubblica e nel privato di ogni cittadino.
Occorre usare ogni strumento di comunicazione e di mobilitazione delle coscienze per creare connessioni e relazioni non solo tra le persone tradizionalmente laiche o collegate a movimenti progressisti ma, in una nuova forma di “resistenza”, anche con tutti coloro che vogliono semplicemente vivere in un luogo in cui le libertà individuali e le garanzie democratiche siano garantite, nel quale non siano le gerarchie ecclesiastiche ad ispirare e condizionare l’azione pubblica, così come già accade nel mondo islamico.

Con ogni mezzo costituzionalmente garantito e non violento bisogna combattere contro le discriminazioni politiche, economiche e sociali che attraverso gli interventi di questi trasversali poteri continuamente vengono poste in essere a danno di chi anche in una città come Verona ritiene di voler esprimere pubblicamente o nel suo privato pensiero libero e laico.

Difendiamo prima di tutto le libertà ed i diritti e con essi la laicità delle nostre regole di vita e delle nostre istituzioni.

venerdì 2 gennaio 2009

Rita Levi Montalcini
Giulio Giorello:
Paola Cortellesi:
Michele Ainis:
Ignazio Marino
Stefano Rodotà:
Ascanio Celestini
un'intellettuale: Ponzio Pilato
Tavolo di confronto
per la laicità delle istituzioni
per la valorizzazione e la diffusione
della cultura laica nella società
e nelle realtà politiche locali.

mail:
veronalaica@yahoo.it

tel :
346 79 71 920