sabato 4 aprile 2009

Maria Grazia Pagano: in Europa contro tutte le discriminazioni

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L'Unione Europea continua la sua battaglia per la tutela dei diritti e delle libertà fondamentali dei cittadini comunitari.

Con il voto di giovedì il Parlamento Europeo segna un altro importante successo sulla strada dell'affermazione dei diritti di cittadinanza in Europa, approvando una direttiva che stabilisce un quadro generale per la lotta alla discriminazione per motivi di religione, convinzioni personali, disabilità, età od orientamento sessuale.

La direttiva è storica per la sua portata: si tratta di dare - negli Stati membri - piena ed effettiva attuazione al principio di parità di trattamento anche in campi diversi dall'occupazione, completando altri provvedimenti già in vigore che vietano tali discriminazioni nella sfera professionale.
È la seconda volta in pochi giorni che si assiste ad un intervento del Parlamento Europeo in tema di discriminazioni per orientamento sessuale. Martedì scorso è stata presentata in Parlamento una relazione che ammoniva alcuni stati membri - tra cui l'Italia - per la loro incapacità di prevenire episodi di omofobia.Quello che è emerso dalla relazione - pubblicata dall'Agenzia europea per i diritti fondamentali - è che esiste una stretta correlazione tra buone leggi e buone pratiche: in sostanza, delle buone leggi contribuiscono a rendere i comportamenti più virtuosi. Purtroppo scorrendo le cartine contenute nel rapporto finale dell'indagine l'Italia si trova quasi sempre in compagnia dei paesi dell'Europa centrale e orientale dove non ci sono buone leggi e dove si registrano i più alti tassi di omofobia e di discriminazioni.
E' sconfortante notare che l'Italia ancora non ha una legge specifica sull'omofobia.
Mi auguro che il Parlamento italiano esami in tempi rapidi la proposta di legge del PD sul tema, visto che il ministro Carfagna ha deciso di lavarsene le mani.
Oggi, ancor di più si avverte l'esigenza di una buona legge. Proprio nei momenti di crisi, infatti, come quello che stiamo vivendo, la società tende a chiudersi e la paura genera forme di arroccamento e atteggiamenti xenofobici, se non addirittura di razzismo vero e proprio: l'altro, il diverso, diventa il nemico. E il rischio di un'Italia chiusa, paurosa, xenofoba, è purtroppo davvero concreto e l'atteggiamento del nostro governo e le leggi messe in campo di recente, a partire dal "pacchetto sicurezza", non fanno altro che alimentare l'intolleranza. L'episodio successo a Napoli nei giorni scorsi, della donna ivoriana alla quale hanno sottratto il bimbo appena partorito, impedendole perfino di allattare per alcuni giorni, solo perché in attesa dello status di rifugiata politica è a dir poco allarmante quanto significativo di un clima diverso e più teso che si respira nel nostro paese.
Il lassismo di questo governo lascia al PD (ai partiti di opposizione) delle importanti occasioni da sfruttare: dobbiamo fare della tolleranza verso le diversità di ogni sorta la nostra bandiera.
E' questo il momento delle rivendicazioni e delle battaglie per i diritti di cittadinanza, sapendo che possiamo trovare nell'Europa un valido alleato, che va nella giusta direzione, che avanza con testardaggine e che ci offre, come con il voto di giovedì, dei buoni modelli cui uniformarci. Ma cosa cambierà realmente dipenderà da come il nostro parlamento saprà o vorrà recepire le direttive comunitarie. Non sarebbe la prima volta, infatti, che in fase di recepimento i nostri deputati modifichino l'interpretazione, e quindi la sostanza, del testo europeo. Proprio un'altra relazione, approvata sempre giovedì dal Parlamento Europeo, muove dure critiche all'Italia che non ha correttamente attuato la direttiva europea sulla libera circolazione.
Sfidiamo il Governo Berlusconi a non tradire il significato della Direttiva "anti-discriminazioni", mantenendo le sue conquiste fondamentali, ma non ci facciamo illusioni.
Quanto accade ogni giorno nel nostro paese, per esempio con i cittadini extracomunitari, ormai vittime permanenti di una sorta di discriminazione di Stato, non ci lascia molte speranze.

Maria Grazia Pagano (delegazione italiana PSE Parlamento europeo)


Il Parlamento europeo, riunito in sessione plenaria ieri a Bruxelles, ha accolto favorevolmente, con 363 voti a favore, 226 contrari e 64 astensioni una proposta di direttiva Ue sulla lotta alla discriminazione basata su religione, disabilità, età o orientamento sessuale, che mira a rendere effettiva la parità di trattamento nell'assistenza sociale e sanitaria, nell'istruzione, e nell'accesso a beni e servizi, compresi gli alloggi. L'Assemblea ha approvato il rapporto della relatrice, l'olandese Kathalijne Buitenweg (Verdi), spaccandosi lungo la tradizionale frattura fra la maggioranza di centro sinistra 'allargato' (...).
Sebbene il Parlamento europeo abbia su questa materia specifica un potere per ora solo consultivo, è stato proprio sull'impegno a varare questa direttiva, e sul contenuto che avrebbe avuto, che si giocó, nel 2004, il destino dell'italiano Rocco Buttiglione come commissario Ue designato alla Giustizia, poi bocciato alla sua audizione di conferma in commissione Libertà pubbliche.
La direttiva, infatti, tutela anche gli omosessuali contro ogni forma di discriminazione, e questo è ció che Buttiglione non avrebbe potuto garantire, secondo quanto ha ricordato la relatrice Buitenweg, che fu tra i protagonisti di quella vicenda.
"Dopo le sue dichiarazioni sugli omosessuali, non potevamo piú avere fiducia in lui come commissario, per avere una direttiva come questa che finalmente abbiamo oggi", ha detto la relatrice subito dopo il voto. A parte le norme specifiche contro il razzismo e la xenofobia e per la parità dei generi, le attuali regole generali dell'Ue contro la discriminazione riguardano solo il posto di lavoro e non la tutela rispetto al mercato (cioè la possibilità di acquistare beni e usufruire di servizi senza essere discriminati).
Il nuovo testo mira a colmare questa lacuna.
In pratica, con la nuova direttiva, nessuno potrà piú rifiutare una camera d'hotel a una coppia omosessuale, o l'ammissione all'Università a un disabile, per fare solo due esempi.

E' stato proprio su insistenza del Parlamento europeo che la proposta legislativa della Commissione, secondo le intenzioni iniziali destinata a tutelare solo i disabili, è stata estesa anche alle discriminazioni contro le diverse religioni e credenze, l'età e l'orientamento sessuale, ha ricordato ancora Buitenweg.

Per quanto riguarda le scuole o altri istituti d'istruzione religiosi, la direttiva prevede che non si possa in alcun modo discriminare gli studenti (il testo non si applica agli insegnanti) in relazione a loro eventuali disabilità, al loro orientamento sessuale, alla loro età. Eccezionalmente, invece, si potrà negare l'accesso sulla base dell'appartenenza religiosa, ma solo se si potrà provare che in caso contrario verrebbe compromessa l'identità della scuola. La direttiva, insomma, in questo caso accetta la possibilità di deroghe solo se sono basate su una "giustificazione obiettiva".

(Fonte ADUC )

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